Funziona l?iniziativa dell?onlus ?Da Fallero?, così la frazione trattiene i giovani

(10 aprile 2007)

SOVRAMONTE. In paese manca un centro di aggregazione? Niente paura, c'è il bar fai da te. Contro il decremento demografico, la fuga verso la "piana" e la solitudine cronica, Faller si è industriato. Continua con successo l'esperimento avviato qualche anno fa nel paese del pom prussian, quando l'onlus "Da Fallero" decise di aprire un bar secondo le norme meno concorrenziali riservate al volontariato: «Un esercizio commerciale non potrebbe mai sopravvivere», dicono. Le regole del libero mercato e quelle del vivere in montagna non sono mai state così distanti.
C'erano una volta tre bar, oggi non più. Quella di Faller è una storia simile a tante altre, ma che grazie all'impegno di alcuni volontari sembra avere un finale diverso. Decisamente meno amaro della media.
I "Da Fallero" erano una nobile casata del Feltrino. Gli storici locali dicono che il loro nome derivasse proprio dall'abbarbicata frazione sovramontina, soliva e superba come poche, isolata sì ma poi non così tanto. Il paese, famoso per la coltivazione della mela prussiana, da anni è sotto i duecento abitanti, mentre i "forestieri" - trevigiani e padovani in primis - stanno avanzando inesorabilmente, forse affascinati dalla bellezza del luogo. Nessun razzismo, per carità, ma le case che si svuotano di giovani locali per essere occupate solo nella bella stagione - comunque la si veda - non sono un segnale confortante.
Da qui la voglia di non stare a guardare, di rimboccarsi le maniche e smuovere l'ambiente. «Ci siamo costituiti quasi quindici anni fa. Nonostante ci fossero ancora luoghi di ritrovo, volevamo offrire un servizio in più ai giovani», racconta l'anima dell'onlus Massimo Trento. Inizialmente la sede è alle ex scuole elementari nel bel mezzo del paese. Tra le attività principali c'è la musica, ma anche lo sport e la manutenzione ambientale.
Poi nel 2003 la trasformazione in bar. Un passaggio non facile, fatto con la complessa normativa di settore sotto mano e alcune visite al ministero direttamente a Roma. La situazione all'epoca è contingente: Faller non ha più un ritrovo pubblico degno di questo nome. L'ultimo ha chiuso i battenti da poco e il paese sta entrando in uno stato di preoccupante sonnolenza. L'idea è semplice ma originale e ad oggi costituisce una perla rara nel panorama bellunese: affidare la gestione di un locale a una onlus. «In pratica», spiega Trento, «è una sorta di club, dove entra solo chi è iscritto». Il locale - messo a disposizione da un privato che vive in pianura - si trova all'ingresso del paese, una volta salita la strada tutta curve da Pedesalto. Tre stanze, un bancone professionale fornito quanto basta, un calcio-balilla e una tivù.
Ma c'è di più. Sul retro, insonorizzata e nascosta, si trova una sala prove con i fiocchi, dove ogni settimana si alternano gruppi emergenti. Un piccolo angolo di frastuono nella quiete del paese. Attualmente ad utilizzarla sono i "Durex", band rock «a trecentosessanta gradi» come amano definirsi. Fra loro c'è anche Renato Moretto fondatore storico dell'associazione insieme a Massimo e Bortolo Trento da un lato e Danilo Moretton dall'altro.
I tesserati si avvicinano ai quaranta. Quel che serve per mantenere in piedi il centro fra bollette di luce, acqua e riscaldamento nei tre giorni di apertura, i lunedì, martedì e mercoledì. «Nel fine settimana apre i battenti un agriturismo qui vicino. Lungi da noi voler fare concorrenza. Il nostro scopo è dare un servizio, soprattutto a chi non vuole o non può muoversi. Da qui al primo locale sono pur sempre una decina di chilometri», sottolinea Trento. Gestire un bar no profit comporta però gli stessi oneri di un locale commerciale: «Viaggiamo sui tremila euro all'anno e la nostra unica fonte di sostentamento è l'autofinanziamento, cioè il consumo da parte dei soci all'interno del locale», prosegue il sovramontino. «Finora ce l'abbiamo sempre fatta anche se manteniamo i prezzi al di sotto della media». Un alleato contro lo spettro dell'abbandono, Faller non abbassa la testa.

 


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